È interessante notare come nei termini Heiden e Heidekorn si incontrino due diverse aree semantiche tra loro però unite nel richiamo all’origine esotica, rispetto all’Europa centrale, del grano saraceno.
Infatti il riferimento riguarda da un lato l’ambiente naturale di provenienza, che è la tipica brughiera stepposa dell’Europa nord-orientale, in tedesco Heide, per cui Heidekorn sarebbe il grano della brughiera o della steppa, come Heidekraut è l’erica e Heiderose la rosa canina, dall’altro le regioni da dove si è diffuso, geograficamente ad oriente rispetto al centro d’Europa, abitate da popolazioni non cristiane. Heiden è nella lingua tedesca il pagano, da cui l’Heidenkorn, il grano dei pagani, in perfetta sintonia con il corrispondente italiano “grano dei Saraceni”, i “non cristiani” per eccellenza dei tempi medievali. In realtà i luoghi di provenienza del grano saraceno erano abitati da popoli di religione musulmana. Era naturale che quel grano esotico, giunto da oriente dove era diffusamente coltivato, diventasse Heidenkorn, il grano dei pagani, quindi dei Saraceni.
Non meno intrigante l’origine del termine Buchweizen – grano del faggio – quello oggi più diffuso nell’area linguistica tedesca. Anche in questo caso due distinte motivazioni si incrociano nella genesi del vocabolo. Fagopyrum – mangia fuoco – viene chiamato in botanica il grano saraceno per il suo fusto rosso fuoco. Nel tedesco, quasi per equivoco, il greco fago – voce assonante con il latino fagus – faggio – diventa Buche, il faggio, donde Buchweizen, “grano del faggio”. Occorre però rilevare che nella capsula, frutto del faggio, i semi maturi, a piccole facce poligonali, hanno una somiglianza notevole con i chicchi del grano saraceno e che, in tempi di carestia, essendo commestibili, venivano dai popoli al di là delle Alpi raccolti e macinati per ottenerne una farina scura, assai simile a quella della fraina.